Seconde e terze categorie dai tee verdi per divertirsi di più e risparmiare tempo

Meglio partire dai tee gialli o dai tee verdi? Il dibattito, sollecitato alcuni giorni fa da una lettera pubblicata sul nostro sito, vede oggi le ragioni di un sostenitore delle partenze dai tee verdi o, per non ridurre le argomentazioni a un mero fattore cromatico, delle partenze in base all’abilità del golfista. Quello delle partenze dai tee avanzati o meno non è un tema marginale, ma riguarda la stragrande maggioranza dei giocatori di golf.

Ho letto con piacere il pensiero dell’amico Ottavio Tolva e i suoi dubbi sulla scelta dei tee da cui partire. Non sono un sostenitore del fatto che si debba giocare dai tee avanzati, ma sono convinto che si debba giocare dai tee più adatti alla propria abilità di gioco in funzione delle “sfide” che ogni percorso ci pone di fronte. Un campo da golf è nelle intenzioni del progettista una continua proposta di alternative per il giocatore (risk/reward): fairway stretto con bunker, azzardo il drive con il rischio di finirci dentro, ma ottenendo se va bene una posizione di vantaggio per attaccare il green, o rimango corto con un legnetto? Secondo colpo a un par 5 corto con acqua di fronte, rischio il green col secondo o rimango corto e poi attacco la bandiera col terzo con un wedge in mano? Il progettista ha posizionato più aree di partenza in modo che chiunque con un minimo di abilità potesse provare quelle sfide.

Allora mi domando: perché toglierci il piacere della sfida costringendoci da soli a giocare il campo in un modo obbligato e “non naturale”? Perché obbligarci a tirare dei colpi difficilissimi o costringerci a fare dei lay-up quando semplicemente giocando dai tee appropriati possiamo godere del campo per come lo ha pensato il progettista? Con questa idea, maturata grazie alla campagna “Tee It Forward” promossa da USGA e da PGA of America ormai dieci anni fa, ho potuto sperimentare il piacere delle scelte e il brivido di farle o di doverle fare. Alla fine comunque tiro meno colpi, tiro colpi più facili e soddisfacenti e mi diverto di più.

Un secondo motivo per cui sarebbe opportuno giocare un campo più adatto alla propria abilità è il tempo di gioco: giocare un campo più difficile mi obbliga a giocare colpi in più, fossero anche solo quelli di hcp che ho a disposizione: 3-4 colpi a giocatore fanno 12-16 colpi a team e solo con questi si ridurrebbe il tempo di gioca di almeno un quarto d’ora senza contare che tirando colpi mediamente più facili c’è meno rischio di dover cercare palle in giro per boschi; sento un sacco di gente lamentarsi di stare troppo in campo, iniziamo a togliere un quarto d’ora facendo partire seconde e terze categorie dai tee avanzati.

Aggiungo, a sostegno dell’uso dei tee adeguati all’abilità, che in altre discipline vediamo molte più persone coscienti di questo “problema”: nello sci chi è meno capace non sta a fare piste nere tutto il giorno, perché a parte qualche brivido, poi ci vuole un sacco di tempo ad arrivare in fondo, si fatica un sacco, si scia poco e ci si diverte meno; nelle gare podistiche in pochi si iscrivono alla maratona sapendo di non riuscire a terminarla e chi non ce la fa si iscrive alla “mezza” o ai 5 chilometri, o alla passeggiata, tutti si divertono e nessuno se ne vergogna (tranne forse quelli che hanno sopravvalutato i propri mezzi).

Gianni Marracchi

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