Lorenzo Gagli si confessa al Bruschi Live

Lorenzo Gagli è stato il protagonista di Bruschi Live, l’appuntamento che ogni mattina da due settimane raduna decine di appassionati di golf per le lezioni di gruppo gratuite online organizzate da Alessio Bruschi, head professional teacher del Royal Golf La Bagnaia. Dopo aver ospitato nei giorni scorsi il giocatore dell’European Tour Edoardo Molinari e Giorgio De Pieri, direttore tecnico di Bold Sport a Milano, Bruschi Live è stato teatro di un botta e risposta con Lorenzo Gagli, golfista fiorentino dell’European Tour anche lui fra i seguaci delle lezioni di gruppo in queste giornate senza golf. Le domande, selezionate fra le moltissime arrivate all’organizzatore di questa iniziativa apprezzata a livello nazionale, hanno fatto conoscere passato, presente e futuro di un giocatore da me definito “l’orgoglio del golf toscano”. E che all’inizio dell’intervista ha voluto ringraziare Alessio Bruschi, con il quale ha giocato molti tornei del Challenge Tour. “Sei una delle poche persone che non ha rimorsi per quello che ha fatto – ha detto Gagli rivolto all’amico Bruschi – e ti voglio fare i complimenti per la passione che metti nell’insegnamento e in ogni cosa che fai, a partire da questa bella iniziativa”.

Cosa e quanto mangia un professionista prima e durante la gara?

“Molto dipende dall’orario di partenza. Se gioco presto faccio colazione con omelette, yogurt, frutta e caffè . Se parto più tardi mangio un piatto di pasta con verdure, ma sempre un paio di ore prima del tee time. In campo mi nutro con barrette e banane. La sera, invece, se sono con Edoardo Molinari e Nino Bertasio mi affido a loro per scegliere dove andare a mangiare, sono dei buongustai”.

Immagina di essere sul tee della 1 al quarto giro di Augusta con Tiger Woods nel team di testa. Cosa pensi per cercare di tranquilizzarti mentalmente? E riguardo alla tecnica come lo affronti?

“Sarebbe un sogno trovarsi in questa situazione. Cercherei di aggrapparmi alla mia routine e avere in mente, ben chiaro, cosa tirare su quel tee shot e su tutti e 18. Sarebbe importante avere una chiara strategia di gioco, sapere bene dove attaccare e dove difendersi. Terrei d’occhio la pressione nelle mani sul grip, nei momenti di maggior tensione uno tende a stringere troppo forte. Cercherei di far giocare il bastone più libero possibile”.

Qual è la situazione in cui non ti vorresti mai trovare in campo?

“Affrontare un’uscita dal bunker a 30-60 metri dal green con acqua davanti, fuori limite dietro il green e pioggia e vento contro”.

A che età bisogna cominciare a giocare a golf sul serio?

“Iniziare da bambino è un grosso aiuto, ti aiuta a crescere e imparare meglio. Ci sono però delle eccezioni come Nino Bertasio, che ha iniziato a giocare a 11-12 anni”.

Quanto pensi di giocare ancora nell’European Tour?

“Spero più a lungo possibile, dipenderà dalla condizione fisica perché negli ultimi anni ho giocato speso con dolori al collo e a una scapola, causati da una piccola ernia cervicale, e dai risultati che farò”.

Una domanda che hai fatto la scorsa settimana al tuo amico Dodo Molinari: cosa cambieresti se potessi tornare indietro?

“Non tante cose, gli errori mi hanno aiutato a crescere e migliorare. Mi allenerei molto di più sul putt e sul fatto di tirare molto forte, sono queste due le chiavi del golf moderno”.

Qual è il colpo che hai migliorato di più nell’ultimo anno?

“Ho migliorato un po’ tutto il mio golf grazie al lavoro con il maestro Enrico Trentin. Dal bunker ho lavorato molto, fino a due anni fa facevo fatica a uscire e ora è diventato uno dei miei punti di forza”.

Parliamo di soldi, ci pensate quando per un putt sbagliato perdete 30-40 mila euro? Oppure pensate al passaggio del taglio e al ranking?

“Non penso ai soldi in gara, ma al fatto di passare il taglio sì. Ai soldi guardo la domenica sera, in campo penso solo a giocare”.

Come si dovrebbe allenare un amatore in campo pratica?

“Il mio consiglio è di praticare di più il drive, come aveva segguerito anche Dodo, e passare molto più tempo in chipping green. Il dilettante medio infatti perde molti colpi intorno al green. E poi occorre affidarsi di più alla tecnologia per il controllo della distanza con i ferri”.

Puoi darci qualche indicazione sulle uscite dal bunker, anche a seconda delle differenze di sabbia?

“Occorre spostare il peso sulla parte sinistra del corpo e mantenerlo fino alla fine senza andare indietro per alzare la palla. Con la sabbia bagnata faccio meno movimento, con tanta sabbia o sabbia più fine faccio molto più swing e do più velocità alla faccia del bastone”.

A Crans Montana hai colpito uno spettatore e hai perso il playoff a cinque nel quale c’era anche McIlroy. Quel colpo quanto ha pregiudicato la vittoria?

“A quel torneo c’erano due soci dell’Ugolino che mi hanno seguito dal primo giorno ed erano forse le uniche persone che conoscevo a Crans Montana. Il tee shot alla 18, la buca di spareggio, l’ho sempre eseguito bene. Anche allo spareggio credevo di aver tirato bene, pensavo di esere in mezzo alla pista. Ho visto la palla di Rory in rough, poi ho visto una signora distesa in terra con la testa insanguinata con il marito che la sosteneva: era Hillary, la signora dell’Ugolino che conoscevo perfettamente e che purtropo avevo colpito. Ho dovuto aspettare dieci minuti che arrivasse l’ambulanza per portarla via. Avevo gli stessi metri di distanza dalla buca come nel giro finale, però stavolta ero in rough e la palla era messa molto male. Ho rischiato con il 50 per mettere la palla un metro dopo l’acqua perché sapevo che qualcuno avrebbe fatto birdie. Purtroppo non è passata…Tre settimane dopo all’Ugolino, è successa un’altra cosa incredibilie: mentre stavo arrivando in auto al circolo, quella stessa signora ha colpito il tetto della mia macchina con un tee shot sbagliato dal tee della 1. Mi sono fermato per capire cosa era successo e ho visto che era lei: 1-1 mi ha detto scherzando. Più che 1-1, direi 2-0 per lei”.

Domanda da Edoardo Molinari: sei sempre stato un pessimo puttatore. Che cosa hai fatto per migliorare? Consiglia un drill semplice per il putt dalla corta distanza.

“Ho sempre puttato con un putter a lama o con un mallett. Da dicembre gioco con un putter con una bella linea in mezzo che mi aiuta e vedere dove miro, prima non avevo la più pallida idea di dove stessi mirando. Da dicembre inoltre lavoro con il Capto, una specie di trackman per il putt che mi ha aiutato a scoprire alcuni difetti. E’ ancora presto per dirlo, ma sto puttando molto meglio. L’esercizio migliore è fare una buona stella da un metro e mezzo con otto-dieci tee posizionati intorno alla buca: faccio un paio di giri in senso orario e antiorario. Dodo, tu ne aggiungi un terzo a caso, ma io non sono bravo come te!”.

Per vedere l’intervista completa a Lorenzo Gagli cliccate su:

https://bruschigolfcoaching.com/allenamento-golf/bruschi-live-con-lorenzo-gagli/

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