Pubblichiamo questo racconto-riflessione di Carlo Pallavicino, vicepresidente dell’Ugolino Firenze (nella foto). Racconta la sensazione di onnipotenza che si prova quando si riesce a padroneggiare il gioco del golf e la frustrazione dell’errore, all’ultima buca, che fa crollare il castello di certezze faticosamente costruito: qualcosa che tutti, più o meno, abbiamo provato.
Quando tutto si raddrizza dopo 9 buche pastose giocando da Dio le seconde nove. E le giochi sotto par. E ti senti un Dio padrone del campo anche grazie a Lors (Lorenzo Gagli, ndr) che ti ha regalato consigli vitali 24 ore prima che come per incanto hai saputo egregiamente mettere a frutto. E infine ti presenti in bunker, il tuo bunker. quello del Giglio d’Oro, e ti ci infili come un bambino al luna park gioioso, financo spocchioso ormai al quarto scramble della giornata, sereno come l’uomo solo nel cuore della notte buia, pronto all’uscita scontata, l’ennesima, l’ultima e al relativo tap in per un 35 lordo da sogno. E invece ti esce un cazzo di toppino inverecondo fuori limite che vorrei sapere da dove è sortito fuori ‘sto toppino che rosola inesorabile fuori limite tra il parcheggio e la Perrotolo connection asserragliata in club house.
Ecco, é in momenti come questi in cui capisci che questo gioco è il demonio e non ti mollerà mai per nessuna cosa al mondo. E non basta consolarsi al pensiero che tutto ciò non sia accaduto al Giglio d’oro. Lo so, è questione di millimetri, sabbia, bastone, pallina, perfino il bestemmione d’ordinanza. E che sara mai. Quel giorno ci sarebbe stato un suicidio, stasera appena lo sguardo rivolto al muro sopra la tv fino all’alba. Notte fratello, che sai di che parlo.