Parola di greenkeeper: come combattere le chiazze secche estive

Dietro a un campo da golf c’è il lavoro di decine di persone, impegnate a mantenere il percorso in condizioni ottimali perché i praticanti possano giocare al meglio delle loro possibilità. Iniziamo a scoprire i segreti e i problemi quotidiani del lavoro dei greenkeeper, gli angeli custodi di green, fairway e di tutto ciò che riguarda i percorsi, con uno dei più apprezzati professionisti della nostra regione: Vanni Rastrelli. Vanni, già ottimo giocatore a livello giovanile, dal 2010 lavora sui campi da golf. Laureatosi nel 2012 in scienze e tecnologie agrarie presso l’Università degli studi di Firenze e Superintendent diplomato nel 2013 presso la Scuola Nazionale di Golf di Sutri, dal 2016 è greenkeeper del Circolo Golf Ugolino Firenze.

I DRY SPOTS ESTIVI


Con dry spots si intendono le chiazze secche che compaiono specialmente sui green durante il periodo estivo, spesso sono dovute a idrorepellenza del top soil (strato del terreno). L’idrofobicità è prevalentemente causata dalla presenza di funghi basidiomiceti il cui micelio riveste le particelle di sabbia. In altri casi se nel terreno è presente sostanza organica non degradata come la torba, o in superficie è presente uno strato di feltro composto principalmente da residui di erba non decomposti, i funghi stessi agiscono da degradatori producendo durante la loro attività metabolica grassi e cere che impermeabilizzano il substrato.

La gestione dei dry spots richiede un notevole impiego di manodopera piuttosto che economico. Per prevenirne la formazione si applicano periodicamente già dalla fine della primavera agenti umettanti con lo scopo di ridurre la tensione superficiale e favorire la penetrazione dell’acqua nel terreno. Durante il periodo estivo invece si interviene giornalmente durante le ore più calde effettuando syringing, brevi cicli di irrigazione che rinfrescano i green abbassando la temperatura fogliare. Ancora più efficaci sono le abbondanti bagnature manuali hand watering effettuate solo sulle chiazze idrofobiche; talvolta per favorire la penetrazione dell’acqua nel terreno può anche essere necessario effettuare chiodature localizzate prima di bagnare.

Vanni Rastrelli al lavoro sulla buca 6 dell’Ugolino


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